Da mesi si parla tanto dei Mondiali di calcio che si disputeranno in Qatar nel 2022: la diatriba principale, che coinvolge anche i più alti rappresentanti di Fifa e Uefa, riguarda il periodo dell’anno nel quale la rassegna iridata dovrebbe tenersi. C’è chi come Blatter vorrebbe giocare in inverno, costringendo i campionati europei ad una lunga sosta invernale, chi come Rummenigge propone di anticipare i campionati nazionali no modo da poter giocare i Mondiali del 2022 ad aprile. Pochi, quasi nessuno, parla però delle gravissime condizioni di sfruttamento nelle quali versano gli operai nepalesi impegnati nella costruzione degli stadi che dovranno ospitare le partite della rassegna mondiale di calcio.
Si tratta di un progetto da ben 100 miliardi di dollari, nel quale sono inclusi la realizzazione dello stadio da 90 mila posti per la finale, nuove strade e reti ferroviarie. A sollevare lo scandalo sullo sfruttamento degli operai impiegati nella realizzazione di questo mastodontico progetto, è l’edizione odierna del ‘Guardian’, che parla senza mezzi termini di uomini ridotti in schiavitù, privati dei documenti di identità (per evitare che possano scappare dal Paese) e con lo stipendio confiscato. Spesso, riferisce ancora il tabloid, gli stessi operai sono lasciati a 50 gradi all’ombra senza neanche un bicchiere d’acqua.
Si lavora in condizioni disumane, la denuncia del Guardian, tanto che tra il 4 giugno 2013 e l’8 agosto sarebbero in tutto 44 gli operai morti per problemi cardiaci e infortuni sul lavoro di varia tipologia. Il quotidiano, poi, riporta persino la testimonianza di un operaio, che per la propria incolumità ha voluto mantenere l’anonimato:
“Vorremmo andarcene, ma la società per la quale lavoriamo non ce lo permette e se scappassimo, diventeremmo dei clandestini e la polizia potrebbe beccarci e rispedirci a casa in qualunque momento”.
Essendo stati privati dei documenti (in primis il passaporto), l’alternativa al cantiere lager è quella di finire in carcere:
“Siamo costretti a lavorare a stomaco vuoto per 24 ore e a dormire in 12 in una stanza – racconta un altro operaio – ma quando mi sono lamentato, il mio capo mi ha aggredito e mi ha buttato fuori dal campo, rifiutandosi di pagarmi, e ho dovuto supplicare gli altri operai di darmi un po’ di cibo”.
Il Comitato organizzativo del Mondiale tranquillizza tutti e dice pubblicamente che sono in corso delle indagini per fare chiarezza sulla vicenda. La ditta aggiudicataria dei lavori, invece, si difende scaricando la responsabilità su appaltatori e subappaltatori. Intanto, la macchina mondiale non può fermarsi, e con essa lo sfruttamento e la privazione di qualsiasi diritto della persona.
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